Apriamo e chiudiamo tutte le lezioni di Yoga con il canto di un mantra. Più spesso usiamo il mantra OM, e ne ripetiamo con piacere anche altri, imparandoli di volta in volta. Qual è il senso dei mantra? Qual è l’effetto della loro pronuncia?
MANTRA, nella definizione tratta dal Glossario sanscrito-italiano,* è un suono semplice o composito (…) per cui oltre a costituire oggetto di ripetizione verbale e mentale (japa) è essenzialmente un oggetto, un supporto (ādhāra) o un seme (bīja) di meditazione (…). Il bīja mantra che conosciamo meglio ed è considerato il più efficace e significativo è ritratto nell’immagine qui sopra: la sillaba sacra Oṁ che rappresenta Īśvara, il Divino, il Trascendente. È il mantra più sintetico e importante, capace di concentrare la coscienza e risolverla in Brahman. È anche il suono principale dal quale promana l’intera manifestazione, il Verbo primordiale.* È il monosillabo di apertura di tutte le invocazioni (un esempio potrebbero essere i 24 Surya-mantra che precedono i 24 Saluti al sole che pratichiamo durante la lezione di HaṭhaYoga) e le celebrazioni rituali. Infine la sillaba sacra Oṁ è la parte iniziale di quasi tutti i mantra più complessi, composti da tanti altri suoni.
Nel primo Pāda (primo piede, prima sezione) degli Yoga Sūtra il 27 enuncia proprio che Oṁ è il suono di Īśvara. L’interpretazione di questo sūtra di Taimni spiega come la vibrazione di un certo suono può influenzare, addirittura generare uno stato di coscienza.
La Māṇḍūkya Upaniṣad (testo vedico sacro) mostra che ogni parte dell’Oṁ (A U M), composto da 3 suoni (+ 1), corrisponde a uno stato della coscienza: il suono A alla veglia, il suono U al sonno con sogni, il suono M al sonno profondo, infine vi è il silenzio dopo il suono, che corrisponde allo stato più importante, il quarto, turīya, uno stato di completa unità dove ogni fenomeno è assente, è la condizione di ātman, la pura essenza, al di là della manifestazione, non duale e non agente, calmo e benefico. Lo stesso si può osservare dalla rappresentazione grafica dell’Oṁ che si vede qui sopra (rossa e nera), i primi tre stati, la veglia indicata dalla curva grande di sinistra, il sonno con sogni che è la curva di destra e il sonno profondo senza sogni che è la curva a sinistra più piccola, essendo gli stati di coscienza dell’uomo comune si trovano nella parte inferiore del simbolo. Nella parte superiore separato da una semi-curva che designa Maya, l’illusione, la realtà apparente, c’è bindu, il punto che rappresenta il quarto stato, che è possibile raggiungere solo attraverso il percorso dello Yoga o grazie all’illuminazione.
Anche se viene suddivisa in quattro, la recitazione della sillaba sacra deve avvenire come un unico suono. Il quarto suono, come si è visto, non viene pronunciato attraverso la voce, tuttavia è il momento più importante della recitazione, in quanto è pura contemplazione, e va ricordato e vissuto come tale.
*dal Glossario sanscrito-italiano,* a cura del gruppo Kevala, edito da Āśram Vidyā